E con oggi,cari
metallari,inauguriamo una nuova sezione nel Sabba Maledetto Metal
Circle,dedicata alla recensione degli album che ci hanno fatto alzare le corna
in alto verso il cielo e regalato emozioni uniche a intere generazioni di
ascoltatori del “metallo pesante”. Inizieremo recensendo uno dei migliori
capolavori della storia del metal,il disco presente nella collezione di CD di
ogni vero metallaro,il celebre The Number
Of The Beast degli Iron Maiden.
Pubblicato il 22 marzo 1982 dalla
EMI,The Number Of The Beast è il
terzo album di studio degli Iron Maiden e il primo album dove Bruce Dickinson
mette a nudo tutte le sue straordinarie qualità vocali nel quartetto
britannico. La copertina dell’album battezza Eddie come autentica icona del
metal e divenne storica. Il CD presenta sonorità palesemente heavy metal che
hanno gettato le prime vere e proprie basi del NWOBHM. L’album sprigiona
melodie ed assoli di splendide qualità che accompagnano riff taglienti ed
infuocati a sostegno degli squillanti acuti di Bruce Dickinson,voce che si
autentica come vero dono concesso da Madre Natura. Il CD risultò come il
maggior successo commerciale del gruppo vendendo circa 14 milioni di copie nel
mondo. Andiamo adesso a scoprire tutta la sostanza del disco,analizzando i
brani di questo autentico pezzo da museo del rock.
I BRANI
I brani presenti nell’album
riflettono tutta la fantasia e la cultura degli Iron Maiden. Andiamoli a vedere
tutti uno per uno:
Il
disco si apre con Invaders,brano che
racconta la storia (Bruce Dickinson è laureto in discipline storiche) dell’invasione
vichinga in Inghilterra. Segue Children
Of The Damned,lento brano che racconta di bambini dotati di poteri
telecinetici e costretti a lottare per la propria sopravvivenza. La terza
traccia è The Prisoner, ispirata all’omonima
serie britannica del 1967 dove un ex agente dei servizi segreti britannici viene
fatto prigioniero in un luogo misterioso e privato di tutti i suoi diritti di
essere umano. 22 Acacia Avenue è la
quarta traccia del disco e il titolo corrisponde all’indirizzo in cui la
prostituta Charlotte incontrava i suoi clienti.
La
quinta traccia è il singolo più popolare dell’album,The Number Of The Beast;canzone conosciuta per il lunghissimo grido
acuto di Dickinson. Il pezzo è stato scritto dal bassista Steve Harris ispirato
da un sogno fatto dopo aver visto il film La
maledizione di Damien e narra la storia di un uomo che vaga in un paesaggio
infernale ed apocalittico con persone che svolgono orge e sacrifici satanici. L’uomo,dapprima
disgustato, viene poi rapito da questo spettacolo ripugnante e decide di
diventarne partecipe.
Segue
la canzone Run To The Hills e parla
dell’invasione degli europei nel continente americano (la prima strofa è
scritta pensando al punto di vista dei nativi americani,le ultime due tengono
conto del pensiero dei soldati europei).
Gangland è la settima traccia e descrive
le paure che si hanno quando si appartiene a delle gang criminali. A chiusura dell’album vi è l’angosciante Hallowed Be Thy Name dove un condannato
a morte trasmette tutte le sue ansie all’ascoltatore in un crescendo sempre
maggiore di tristezza e paura.
FORMAZIONE
Bruce Dickinson (voce)
Dave Murray (chitarra)
Adrian Smith (chitarra)
Steve Harris (basso)
Clive Burr (batteria)
FONTI
L. Signorelli - Metallus. Il grande libro dell'heavy metal - Ed. Giunti
www.wikipedia.it
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