mercoledì 29 maggio 2019

NECRODEATH - Inferno al 100%


Ci troviamo a Genova nel 1984,anno in cui l’Italia vide i natali di una band che sarebbe divenuta ben presto iconica fra i ranghi della scena extreme metal italiana ed estera. Nei più malfamati vicoli di una delle più industriose città italiane,il chitarrista Claudio ed il batterista Peso formarono una band di nome Ghostrider insieme ad alcuni amici Ingo Veleno e Peter Volcano  e nel 1985 incisero Mayhemic Destruction,il primo demo di debutto.                                                                                                                                      Nel 1985,i Ghostrider cambiarono nome in Necrodeath e sotto di esso pubblicarono The Shining Pentagram;album che consacrava il sound dei primi Necrodeath,ricco di note “sfregiate” e graffianti che esaltava un’atmosfera di pura follia e gelida rabbia.                                                                           
Il 21 marzo 1986 i Necrodeath si esibirono nel loro primo concerto ufficiale insieme agli Hate dove riuscirono a saltare all’occhio della Scarlet Records,prestigiosa casa discografica italiana che li mise sotto contratto riuscendo a fare pubblicare Into The Macabre nel 1987. Questo fu il disco che portò il nome della band sui palchi metal più importanti d’Italia e d’Europa e che farà dei Necrodeath uno dei  gruppi più importanti e prestigiosi del panorama extreme metal.
INTO THE MACABRE,FRAGMENTS OF INSANITY E SCIOGLIMENTO PREMATURO

Messi dunque sotto contratto con la famosa Scarlet Records,i Necrodeath esordirono con Into The Macabre nel 1987;album che si distingue per un thrash metal aggressivo con chitarre “a rasoio”,voce lercia e graffiante che mettono in risalto una musica influenzata da Slayer,Dark Angel e Bathory soprattutto in canzoni come Necrosadist,Mater Tenebrarum e Internal Decay. L’album ricevette consensi estremamente positivi in Italia ed in Europa e nel 1989 i Necrodeath rientrarono in studio registrando Fragments Of Insanity,folle disco in cui lo stile malsano dei Necrodeath resta invariato e lascia intendere all’ascoltatore marcatissime influenze black metal con cui erano partiti nel primo demo facendo apprezzare l’album grazie a canzoni quali Choose Your Death,Fragments Of Insanity ed Enter My Subconscous.                                                     
Purtroppo,agli inizi degli anni Novanta,i Necrodeath si sciolsero improvvisamente e ogni membro della band si dedicò a nuovi progetti;Peso,di conto suo,fondò i Sadist nel 1991 insieme a Tommy Talamanca,uno dei più importanti gruppi della scena metal italiana.                                                                                                                         
 I Necrodeath torneranno sui palchi nel 1998 con una nuova line-up e nuovi progetti musicali pronti a seminare nuovo odio e decisi a riconquistare il terreno dopo quasi 8 anni di inattività.

100% DI PURO ODIO: REUNION,NUOVA LINE-UP,MATER OF ALL EVIL,BLACK AS PITCH,TON(E)S OF HATE E 100% HELL

Dopo quasi 8 anni di inattività in cui ogni membro decise di tentare strade diverse,Peso e Claudio conclusero che era ora di tornare in azione rinnovandosi completamente e reclutando Flegias dagli Opera IX alla voce e John al basso sfornando Mater Of All Evil nel 1999,disco che non tradisce di una virgola il lercio stile dei Necrodeath con At The Roots Of Evil,Iconoclast e Hate And Scorn che diventano pezzi richiestissimi ai loro live.                                                                                                                                                     Nel 2001 i Necrodeath ritornarono negli studi di registrazione e sfornarono un album sanguinario sempre coerente con lo stile degli esordi: in Black As Pitch troviamo chitarre distorte e furiose che fanno da contorno al cantato graffiante e masochista di Flegias che sputa veleno avvertibile in canzoni come Process Of Violation e Church’s Black Book.                                                                                                                                
La furia marcia dei Necrodeath non si arrestò di certo nel 2001 e nel 2003,la band,impresse tutto il suo odio nel disco Ton(e)s Of Hate per poi decidere di convergere tutto il loro lavoro degli ultimi 20 anni in 20 Years Of Noise,prima compilation dei Necrodeath dove raccolsero tutti i loro più grandi successi registrati fino al 2005.                                                                                                                                                                                       Nel 2006 fu pubblicato 100% Hell,disco in cui la musica dei Necrodeath raggiunse il suo apice: le chitarre sono autentiche sfuriate infernali che sprigionano note malate mentre la voce di Flegias vomita un odio talmente intenso da far scendere i brividi lungo la schiena in canzoni “da manicomio” come Forever Slaves, Master Of Morphine e 100% Hell dove sono presenti anche le voci di Cronos dei Venom e Sonya Scarlet dei Theatres Des Vampires come special guest. Chiusa questa parentesi i Necrodeath si resero nuovamente protagonisti di un cambio di line-up: il chitarrista Claudio lasciò la band ed il suo posto fu preso da Pier Gonella con cui registrarono un nuovo successo in studio col nome di Draculea.

DRACULEA,IDIOSYNOCRASY E PHYLOGENESIS: NUOVE SFURIATE E BREVE CAMBIO DI STILE
Nel 2007 i Necrodeath tornarono sulle scene con un nuovo lavoro;Draculea,il più oscuro disco della band eseguito con chitarre gelide ed “abissali” che raccontano la vita di Vlad Ţepeş,il principe della Valacchia.                             
 Nel 2009 ritornarono a far parlare di sé con Phylogenesis,nuovo album che racconta la genesi e la storia degli esseri umani.                                                                                                                        
Nel 2011,dopo aver reclutato il bassista GL,i Necrodeath pubblicarono Idiosynocrasy,un concept album che segnò una svolta diversa nello stile dei Necrodeath con chitarre leggermente più pulite e una batteria più contenuta,ma molto più elaborata al tempo stesso. Lo stile malsano dei Necrodeath tornerà a farsi sentire nel disco The 7 Deadly Sins pubblicato nel 2014 dimostrando di essere musicisti pronti a sperimentare sempre nuovi orizzonti ma mai intenzionati a tradire lo stile che gli hanno fatto acquistare credibilità dai fan del metal estremo.

THE 7 DEADLY SINS,THE AGE OF DEAD CHRIST E RITORNO ALLE ORIGINI
Nel 2014,dopo aver provato un breve cambio di stile in Idiosynocrasy,i Necrodeath decisero di tornare alle loro fetide origini con The 7 Deadly Sins,album incentrato sui sette peccati capitali in cui torna a farsi sentire come sempre la voce graffiante di Flegias e le “schitarrate” sferzanti di Pier Gonella.                                                                          
Nel 2018,i Necrodeath pubblicarono The Age Of Dead Christ,disco che rappresenta una ripresa vera e propria del sound con cui i Necrodeath iniziarono nei lontani anni ’80;non a caso anche lo stile del logo della band tornò ad essere ripreso ed esposto sulla copertina dell’album.                                                             
Il  5 aprile 2019,in occasione del compleanno del celebre disco Fragments Of Insanity,i Necrodeath hanno pubblicato il disco Defragments Of Insanity dove lo stile di Fragments Of Insanity viene rivisitato con una veste più nuova e moderna. Attualmente i Necrodeath sono tornati in tour per promuovere il loro nuovo recentissimo lavoro e nulla sembra fermare la loro folle corsa verso gli abissi della follia decisi più che mai a scatenare quella malvagità sui palchi che li ospitano creando un autentico e letale inferno sonoro… al 100%.
FACCIA A FACCIA CON PESO: INTERVISTA AL BATTERISTA DEI NECRODEATH
Hail Satan Peso! Benvenuto nel Sabba Maledetto Metal Circle. Grazie per il tempo che ci hai concesso. Prima di tutto: com’è nato il progetto Necrodeath?

34 anni fa sotto il nome di Ghostrider… l’anno dopo cambiammo nome in Necrodeath. Al nostro sito www.necrodeath.net alla voce BIOGRAFIA si possono leggere tutti i passaggi della band in questi 34 anni. Considerando che dal ’91 al ’97 ci fu uno stop e in quel periodo ho fondato i Sadist.

Nel 1987 esordiste con Into The Macabre al Teatro Verdi di Genova,se non sbaglio. Lì,vi notò la Scarlet Records,la prestigiosa casa discografica che portò molte band metal italiane sulle luci della ribalta. Riusciste a farvi notare immediatamente dunque? O passò molto tempo da quella data prima che la Scarlet si accorse di voi?

In quei tempi la Scarlet non esisteva neanche (infatti la parte scritta nel Sabba Maledetto Metal Circle dove furono notati dalla Scarlet al concerto degli Hate è errata,nda) e Bersani era un ragazzino nel 1987. La casa discografica che produsse Into The Macabre era la neonata Nightmare Productions di Genova una sottoetichetta di un grosso distributore locale. Nel 1989 passammo alla Metal Master grazie ad A. C. Wild che al tempo collaborava con l’etichetta. Nel 1990 ci sciogliemmo e fu solo quando decidemmo di riunirci  che la Scarlet si fece viva per potere prendere i Necrodeath nel loro roster,insieme optammo per diverse altre etichette ma alla fine optammo di firmare con loro per l’album di ritorno visto l’offerta allettante a cui non si poteva proprio rifiutare. Ricordo che per anticipare la concorrenza vennero fino a Genova a colloquio con il sottoscritto e Claudio. Anche queste sono belle soddisfazioni!

I primi due album dei Necrodeath sprigionano una forte vena black metal. Ascoltando gli album della vostra casa discografica si nota in effetti – nonostante sia comunque un thrash metal con influenze da parte di Slayer,Bathory e Kreator – che l’impronta black metal è rimasta. Come mai decideste di passare dal black al thrash? Quali sono la band che più hanno influenzato la musica dei Necrodeath oltre a quelle già menzionate?

Siamo partiti ascoltando principalmente i Venom;a dire il vero abbiamo deciso di formare la band durante il viaggio di ritorno da quel fantastico concerto del febbraio 1984 dei Venom e dei Metallica al Palatenda di Milano. Anche noi dovevamo fare tutto quel casino! Era fantastico! Nacquero così i Ghostrider. Un anno dopo cambiammo il nome in Necrodeath ma le influenze di band come Slayer principalmente e da quelle da te citate erano ormai entrate nelle nostre menti. Non ci fu una decisione di passare al black,al thrash o al death. Tutto fu molto naturale! Suonavamo semplicemente quello che sentivamo.

I Necrodeath sono molto apprezzati anche all’estero. Come pensi che sia la scena all’estero? Molto più rispettosa nei vostri confronti? Dove pensi che i Necrodeath siano principalmente apprezzati?

Forse in Indonesia dove abbiamo addirittura una cover band dei Necrodeath.
Il 5 aprile di questo anno è uscito il full length Defragments Of Insanity. Cosa puoi dire di questo album? È un “sequel” del vostro Fragments Of Insanity? Come è stata l’accoglienza di questo nuovo lavoro?

Durante il tour di The Age Of Dead Christ abbiamo deciso nelle pause di re imparare i pezzi di Fragments Of Insanity e dargli una veste più potente e moderna facendo combaciare il suo 30esimo compleanno con l’uscita del remake: Defragments Of Insanity appunto. L’accoglienza a quest’idea è stata percepita dai nostri fan con grande entusiasmo e la loro accoglienza ai nostri concerti che stiamo svolgendo sta risuonando appunto quei grandi classici è davvero grande! Continuate a seguirci controllando il nostro sito ufficiale dove sono state segnalate le nostre prossime tappe! Rock on!

LINE UP
Flegias - voce
Pier Gonella - chitarra
GL - basso
Peso - batteria

DISCOGRAFIA
Into The Macabre - 1987
Fragments Of Insanity - 1989
Mater Of All Evil - 1999
Black As Pitch - 2001
Ton(e)s Of Hate - 2004
100% Hell - 2006
Draculea - 2007
Phylogenesis - 2009
Idiosynocrasy - 2011
The / Deadly Sins - 2014
The Age Of Dead Christ - 2018
Defragments Of Insanity - 2019

FONTI
www.necrodeath.net
www.wikipedia.it
















giovedì 9 maggio 2019

STORMLORD - I Signori della Tempesta


Siamo nel cuore dell’Italia,al centro del mondo,nel vasto reame della magnifica civiltà europea.                              
Era il 1991,quando la città di Roma vide affacciarsi nella sua scena musicale gli Stormlord,band artefice di un heavy metal alquanto particolare,con uno stile nato da una miscela di black metal,epic metal,death metal e power metal talmente satura che rende difficile etichettare correttamente il genere proposto.     Nel 1992 gli Stormlord pubblicarono il demo nato dal seme della loro unione negli studi di registrazione e nel 1993 incisero Black Knight,due album sprigionanti un black-death metal oscuro e grezzo dalle note putride e marcescenti.                                                                                                                             Con questi due lavori gli Stormlord iniziarono i loro primi concerti nei locali di Roma avvolgendo i palchi con un’atmosfera di magia oscura ed infernale facendo girare il nome della band nell’ambiente metal undergroung della capitale italiana.                                          Nel 1996 ritornarono in studio al lavoro su Cataclysm,terzo demo della band in cui aggiunsero sonorità più pulite nelle loro canzoni mentre l’anno successivo pubblicarono Promo ’97,due demo che contribuirono a far arrivare la fama degli Stormlord oltre le mura della città capitolina nei luoghi del centro Italia.                       
Sempre nel 1997 pubblicarono Under The Sign Of The Sword,l’EP in cui gli Stormlord iniziarono a sperimentare le prime sonorità sinfoniche dando una svolta significativa al loro black metal trasformandosi in un genere del tutto singolare che diventerà marchio di fabbrica della musica del gruppo.                                         
 Il nuovo stile della band – melodico,tecnico,grezzo e classico al tempo stesso – ricevette un’accoglienza inaspettatamente calorosa e incoraggiati da questo piccolo ma improvviso successo,gli Stormlord iniziarono il loro primo vero tour lungo lo stivale italiano facendo in modo che la loro musica diventasse apprezzata e rispettata nella comunità metal di tutta Italia,riuscendo a farsi inserire da spalla (ma anche da headliner) ogniqualvolta capitasse l’occasione di un concerto organizzato nella città di Roma o in altre città d’Italia.            
La svolta arrivò nel  1999,quando pubblicarono Supreme Art Of War il loro primo full-length che consacrò la carriera degli Stormlord: dopo numerosi sacrifici erano riusciti finalmente a diventare una delle band che portano orgogliosamente in alto gli stendardi del metal italiano e le storie mitologiche dei gloriosi popoli mediterranei iniziarono ad essere raccontate con canzoni sparate a 300 all’ora fra gelide urla e ruggiti famelici.

 
IL SIGNORE DELLA TEMPESTA SCATENA LA SUA FURIA: SUPREME ART OF WAR

Finalmente,dopo sette anni di gavetta,il sudore degli Stormlord si convertì nel loro primo vero e proprio disco di successo,Supreme Art Of War,album che battezzò gli Stormlord sui palchi italiani ed europei.                 
Il disco propone un sound metallico e allo stesso tempo classico udibile in canzoni come Where My Spirit Forever Shall Be,War (The Supreme Art) e A Descent Into The Kingdom Of The Shades che danno prova delle strabilianti competenze musicali dei componenti della band fra chitarre sferraglianti ed assoli brillanti,mentre il ritmo è sostenuto dalla batteria di David Folchitto con i suoi blast-beat qualificati da una potenza precisa e mostruosa che fanno da contorno ai paurosi scream e growl di Cristiano Borchi dimostrandosi un eccellente cantante in grado di padroneggiare con grande maestosità due stili di canto uguali ma decisamente opposti.                                                                                                                                      Il disco fu un vero successo e la carriera degli Stormlord decollò improvvisamente portandoli dall’universo underground dove erano rimasti fino alla fine degli anni ’90 ad essere acclamati sui più importanti palchi che ospitano eventi di musica metal in Europa.                                                                                                              
Nel 2001,concluso il tour per presentare l’album,gli Stormlord rientrarono in studio e registrarono il loro capolavoro indiscusso: At The Gates Of Utopia,apprezzatissimo disco distintosi da una vasta eterogeneità musicale che spazia alternativamente fra i ritmi strazianti del metal estremo e le sognanti note del sound classico con una maestria talmente immensa da rendere incredibile che ad oggi possa essere stato composto un lavoro simile.

AT THE GATES OF UTOPIA E THE GORGON CULT: GLI DEI FANNO SENTIRE LA LORO IRA
Concluso il tour ecco gli Stormlord entrare nuovamente negli studi di registrazione ed uscirne fuori con At The Gates Of Utopia nel 2001,il disco più completo che la band abbia mai prodotto.                                                         
Nell’album,la musicalità degli Stormlord raggiunse il suo apice: gli assoli chitarristici si sposano perfettamente con le sinfonie delle tastiere in modo tale da non lasciare neanche capire da quale strumento escono le note,la batteria è lanciata alla velocità della luce con un ritmo martellante e rabbioso e le urla sciagurate di Borchi fendono la mistica atmosfera che scaturisce dall’album con canzoni come I Am Legend,Xanadu e The Curse Of Medusa.                                                                                                                          Tecnica,sonorità ed inventiva;con questo album gli Stormlord hanno superato loro stessi riuscendo a fare un disco pieno sotto ogni punto di vista: nulla è sbagliato in questo album,nulla avrebbe raggiunto livelli simili nella carriera degli Stormlord,anche perché sarebbe difficile immaginare come sia possibile produrre nuovamente un lavoro che racchiuda in sé una musica che sembra essere composta dalle più ornate delle divinità.                                                                                                                     
Il disco seguì un tour e successivamente un breve periodo di riposo fino a quando non pubblicarono The Gorgon Cult nel 2004,terzo full-length della band.                                                                                                                  
The Gorgon Cult è un disco dove si può notare un certo cambio stilistico nella musica degli Stormlord: le chitarre si fanno più “fredde” mentre Borchi canta con un growl cupo,”sporco” e marcio da far scendere pesanti brividi lungo la schiena di chi li ascolta.                            
Il disco,nonostante si proponga diverso dai primi due,risultò notevolmente apprezzato e pezzi quali Dance Of Hecate,Wurdulak,The Gorgon Cult e Under The Boards divennero pezzi proposti e riproposti ai loro concerti.                                                                 
La band ripartì nuovamente in tour e nel 2007 portò la sua fama oltre i confini d’Europa con il loro live registrato in Canada e successivamente intitolato The Battle Of Québec dando la possibilità ai loro fan nordamericani di poter ascoltare i racconti inneggianti gli eroi della mitologia greco-romana.                
Tornati a casa,i ragazzi capitolini si misero subito al lavoro sul nuovo progetto e nel 2008 Mare Nostrum divenne il loro quarto album di successo.

MARE NOSTRUM,HESPERIA ED ULTIMI ANNI
Ormai con fan in Europa,America ed Asia gli Stormlord erano riusciti ad inserirsi meravigliosamente fra i gruppi metal più acclamati del mondo.                                                                                                                        
Ritornati dal Canada si chiusero nuovamente in sala di registrazione al lavoro su Mare Nostrum album in cui si rilevò una nuova sperimentazione musicale nel genere. Le canzoni risultano più lente e sostenute con growl molto cupi che conferiscono all’album un’atmosfera soffocante e esplicitamente epica che si fa sentire in canzoni come Neon Karma,Legacy Of The Snake,And The Wind Shall Scream My Name e Stormlord.                                                                                                                                               Nel 2013 fu la volta di Hesperia,disco che mantenne le lente e marce sonorità del suo predecessore ma che tentò un riavvicinamento verso gli stili epici che hanno dominato i vecchi album degli Stormlord.                        
Attualmente,gli Stormlord sono al lavoro su Far,sesto nuovo full-length in uscita per i prossimi mesi della primavera. Ancora non sappiamo quale strada gli Stormlord abbiano deciso di percorrere con Far,se ritornare alle vecchie origini o arricchire il loro stile,ma una cosa è certa: se oggi noi italiani possiamo dirci orgogliosi della nostra scena metal lo dobbiamo soprattutto a loro,non solo per la straordinaria perizia nel riuscire a mescolare vari generi musicali diversi – dall’extreme al classico,dal power al sinfonico – ma anche per aver dato spazio alle più belle storie classiche della nostra cultura risvegliando in noi il nostro antico orgoglio mediterraneo rendendoci fieri di ciò che siamo e che siamo stati resucscitando la gloria delle civiltà dei nostri antenati che hanno dominato l’Europa mediterranea per più di un secolo.

LA PAROLA A CRISTIANO BORCHI
Hail Satan Cristiano! Benvenuto nel Sabba Maledetto Metal Circle. Grazie per il tempo che ci hai concesso. Prima di tutto,come nacquero gli Stormlord? Avevi già iniziato a cantare prima di allora?

Gli Stormlord nacquero dal mio incontro con il chitarrista Claudio Di Carlo,entrambi non avevamo esperienze a monte,ma c'era tanta voglia di fare.

Ho notato che il vecchio stile degli Stormlord (quello nei primi demo) è molto diverso da quello che conosciamo oggi. Eravate nati inizialmente come progetto black metal (infatti si può notare che in molte foto avete addirittura il corpsepaint)? Come fu che vi venne in mente di mischiare molti generi (fra i quali epic e power) dando vita agli Stormlord di oggi?

Non è esattamente così. Gli Stormlord erano nati come una band death metal dalle influenze epiche,la sferzata black e il relativo facepainting arrivò solo nel 1997. Personalmente ho sempre amato le atmosfere epiche e non mi sembrava strano volerle mescolarle con il metal estremo,anzi l'idea mi piacque molto! Per quanto riguarda il power,i miei ascolti partono dal classic metal - Iron Maiden su tutti - e il power può essere definito per certi versi un'evoluzione di quello stile,quindi è normale che queste radici siano presenti nella nostra musica.

So che prima di aver pubblicato il vostro primo full-length avete pubblicato ben quattro demo. Una gavetta piuttosto lunga! Come avvenne il battesimo sui grossi palchi? Come riusciste a farvi conoscere?

Non ci fu un vero e proprio battesimo,la cosa fu graduale e passo dopo passo. Il punto di svolta fu il contratto con la Last Episode a cui mandammo semplicemente il demo e ricevemmo la risposta nel giro pochi giorni. A quei tempi erano il più grande mailorder di metal estremo della Germania e fu grazie a loro che iniziammo ad avere un'esposizione internazionale.

Naturalmente gli Stormlord hanno fatto molte date anche all'estero. Come pensi che sia la scena all'estero? Pensi magari che avreste avuto più successo e magari più velocemente se non foste nati in Italia?


La scena all'estero è molto meglio strutturata ed organizzata che da noi,i gruppi si supportano anziché farsi la guerra dei poveri. Poter usufruire di un pubblico più ampio e di una scena più matura avrebbe sicuramente accelerato i tempi perché è più semplice costruirsi una base in casa ed affacciarsi all'estero piuttosto che,come accade spesso qui da noi,attendere l'approvazione dello straniero per cominciare a prendere sul serio un nostro gruppo.

In Mare Nostrum si nota un cambio stilistico molto diverso rispetto ai primi album. Perché? Come fu la risposta del pubblico a questa nuova scelta di cambiare scelta di cambiare strada? 

Sicuramente i primi dischi ci sono serviti per aggiustare il tiro e strutturare come volevamo il nostro sound. I responsi di Mare Nostrum sono ad oggi i migliori che abbiamo avuto,ma contiamo di fare di meglio con il nuovo album.

Sappiamo tutti che eravate con la Scarlet Records,la più prestigiosa casa discografica che ha regalato una fama molto distinta a molte heavy metal band italiane. Ora siete con la Locomotive Records se non vado errato. Perché? Cosa successe con la Scarlet?

Non ci furono problemi con la Scarlet,semplicemente la Locomotive era un'etichetta più grossa,con tre uffici sparsi per il mondo e questo ci garantiva una migliore esposizione. Con loro abbiamo realizzato solo Mare Nostrum,successivamente l'etichetta venne travolta dalla crisi discografica del 2009 e passammo a TrollZorn,per poi tornare alla Scarlet con il nuovo disco.

Il video Under The Boards dell'album The Gorgon Cult ricevette pesanti censure dalla rete. Magari ve lo aspettavate. Di cosa parla la canzone?

Sì,ce lo aspettavamo ma non ci importava più di tanto;volevamo un video come ce l'avevamo in mente. Il testo è stato scritto dalla regista Brigida Costa ed è una storia horror.

Quando iniziasti ad ascoltare metal? Come ti appassionasti di questa musica? Guarda,se è vero che amo molto gli Stormlord allora dovrei sapere che tu suonavi il basso. Quali furono i tuoi idoli musicali in gioventù? Hai avuto altri gruppi prima di suonare con gli Stormlord? Quali furono i gruppi più influenti che contribuirono alla nascita della musica degli Stormlord? 

Ho iniziato ad ascoltare metal nel 1988,quando dei compagni di classe metallari mi fecero sentire Kill 'Em All dei Metallica.Ricordo che gli sequestrai letteralmente il walkman e sentii tutto il disco,lasciandoli anche abbastanza spiazzati,probabilmente si aspettavano da me una reazione schifata (ride,nda). I miei primi idoli sono stati Iron Maiden su tutti,Helloween e tutti i big della scena thrash americana,Anthrax ed Exodus in testa. Poi è arrivato il metal estremo,soprattutto il black. Come musicista ho sempre suonato solo negli Stormlord.

Per la seconda metà di maggio uscirà Far,sesto full length degli Stormlord. Su cosa sarà incentrato l'album? Sempre su tematiche della mitologia greco-romana? In proposito di ciò,come mai avete deciso di fare riferimento a queste tematiche nella vostra musica? Come sarà lo stile di questo album? Sarà simile a Mare Nostrum,sarà un ritorno alle origini oppure ci saranno presenti nuove sperimentazioni musicali?

Sì,le nostre tematiche saranno sempre relative alle antiche culture del bacino mediterraneo. Sono le nostre origini e non capisco perché per molti sia "cool" bere dai corni e atteggiarsi da vichinghi quando la nostra storia non ha nulla che vedere con tutto ciò,tralasciando le gesta di nostri avi che furono di ben altro spessore. Il nuovo album sarà più diretto e dal forte impatto,ma non mancheranno le atmosfere tipiche del sound epico della band.

Purtroppo sappiamo tutti che la scena metal è molto cambiata rispetto a tanti anni fa. Gli Stormlord ricevono ancora i giusti onori come allora? Secondo te,perché oggi suonare metal è diventato molto più difficile (almeno così dicono in molti)? Perché le nuove generazioni si dimostrano molto meno vogliose di dare supporto alla scena?

Il metal in Italia non ha mai messo veramente le radici e la crisi del rock in generale travolge soprattutto quei paesi dove il rock non ha mai attecchito seriamente. Siamo nell'epoca della trap e i giovani non sono interessati alla chitarra elettrica in generale,la questione è generazionale e ciclica.

La fama degli Stormlord è addirittura arrivata oltreoceano;a testimoniarlo è il live registrato in Canada. Come fu che riusciste ad arrivare fin lì? Che esperienza fu per voi? Ci potresti confermare se all'estero l'accoglienza sui palchi da parte del pubblico è diversa rispetto a qua? 

L'organizzatore era un nostro fan e ci ha contattato per organizzare le date in Canada. E' stata una bellissima esperienza che ci ha permesso di toccare con mano tutto l'affetto dei fan canadesi di cui avevamo la percezione solo tramite i dati che arrivavano da America e Canada,aree in cui siamo sempre andati bene. Non credo si possa generalizzare sull'accoglienza del pubblico in base ai paesi,ogni concerto è storia che si svolga in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo. Ma nel caso del nostro genere,che è un genere prettamente europeo,abbiamo constatato un atteggiamento particolarmente nei nostri confronti,non solo da parte dei fans.

Qual'è il lavoro degli Stormlord che ha dato più soddisfazione a te e alla band nel complesso? Perché? Lo consideri perfetto o c'è ancora qualche "notina" che ti piacerebbe "aggiustare"?

Non potrei mai scegliere un album tra i vari che abbiamo fatto,sarebbe come scegliere tra uno dei propri figli! Sicuramente le "notine" da aggiustare ci sono sempre,ma come dice giustamente il nostro produttore Giuseppe Orlando,il mixaggio di un disco non finisce mai,si abbandona.

Nel 2009 - mi pare - suonaste anche al Gods Of Metal. Cosa puoi dirci di quella esperienza?

Abbiamo suonato al Gods Of Metal tre volte (nel 2004,nel 2006 e nel 2008). Quella del 2008 è stata quella che sicuramente ci ha dato maggiori soddisfazioni e l'accoglienza più calorosa. Suonare in questi contesti è sempre una bellissima esperienza,una grandiosissima e divertentissima festa.

Una piccola curiosità: come mai molte volte è Francesco ad annunciare le canzoni sui palchi? Non dovrebbe di solito farlo il frontman?

E' una formula che si è sviluppata spontaneamente e che non ha un vero e proprio motivo alla base,ma è un'anomalia che ci piace.

Cosa potresti dirci del futuro degli Stormlord? Come trovi la scena metal romana in generale? Pensi che gli Stormlord riceveranno altri onori da potergli permettere di sfornare nuovi album? Ritornando al discorso di prima,pensi che ci sia qualche piccola speranza per riuscire a convincere le persone a tornare a dare supporto alla scena come tanto tempo fa (soprattutto alle nuove leve che girano con borchie e magliette con i loghi delle band e poi non si vedono mai ai concerti)?

La scena romana è riuscita a far uscire band ampiamente apprezzate e conosciute all'estero,probabilmente è la scena con il maggior numero di gruppi riusciti in questo non semplice intento. Quanto al futuro degli Stormlord,non siamo a rischio di morte per indifferenza se è questo che intendi. Ora abbiamo il disco nuovo da promuovere e cercheremo di farlo ovunque sia possibile,sia in Italia che all'estero per poi metterci al lavorare sul prossimo album,già previsto dal contratto con la Scarlet.

Grazie mille per il tuo tempo Cristiano. Fai un saluto a tutti quelli che seguono il Sabba Maledetto Metal Circle.

Ciao a tutti e grazie a te.

LINE UP
Cristiano Borchi - voce
Andrea Angelini - chitarra
Gianpaolo Caprino - chitarra e voce
Francesco Bucci - basso e voce
David Folchitto - batteria
Riccardo Studer - tastiera

DISCOGRAFIA
Supreme Art Of War (1999)
At The Gates Of Utopia (2001)
The Gorgon Cult (2004)
Mare Nostrum (2008)
Hesperia (2013)
Far (2019)

FONTI
www.wikipedia.it
www.stormlord.net





mercoledì 1 maggio 2019

I MIGLIORI DISCHI HEAVY METAL - IRON MAIDEN The Number Of The Beast


E con oggi,cari metallari,inauguriamo una nuova sezione nel Sabba Maledetto Metal Circle,dedicata alla recensione degli album che ci hanno fatto alzare le corna in alto verso il cielo e regalato emozioni uniche a intere generazioni di ascoltatori del “metallo pesante”. Inizieremo recensendo uno dei migliori capolavori della storia del metal,il disco presente nella collezione di CD di ogni vero metallaro,il celebre The Number Of The Beast degli Iron Maiden.



Pubblicato il 22 marzo 1982 dalla EMI,The Number Of The Beast è il terzo album di studio degli Iron Maiden e il primo album dove Bruce Dickinson mette a nudo tutte le sue straordinarie qualità vocali nel quartetto britannico. La copertina dell’album battezza Eddie come autentica icona del metal e divenne storica. Il CD presenta sonorità palesemente heavy metal che hanno gettato le prime vere e proprie basi del NWOBHM. L’album sprigiona melodie ed assoli di splendide qualità che accompagnano riff taglienti ed infuocati a sostegno degli squillanti acuti di Bruce Dickinson,voce che si autentica come vero dono concesso da Madre Natura. Il CD risultò come il maggior successo commerciale del gruppo vendendo circa 14 milioni di copie nel mondo. Andiamo adesso a scoprire tutta la sostanza del disco,analizzando i brani di questo autentico pezzo da museo del rock.


I BRANI


I brani presenti nell’album riflettono tutta la fantasia e la cultura degli Iron Maiden. Andiamoli a vedere tutti uno per uno:                                                                                                        Il disco si apre con Invaders,brano che racconta la storia (Bruce Dickinson è laureto in discipline storiche) dell’invasione vichinga in Inghilterra. Segue Children Of The Damned,lento brano che racconta di bambini dotati di poteri telecinetici e costretti a lottare per la propria sopravvivenza. La terza traccia è The Prisoner, ispirata all’omonima serie britannica del 1967 dove un ex agente dei servizi segreti britannici viene fatto prigioniero in un luogo misterioso e privato di tutti i suoi diritti di essere umano. 22 Acacia Avenue è la quarta traccia del disco e il titolo corrisponde all’indirizzo in cui la prostituta Charlotte incontrava i suoi clienti.                                                                                         
La quinta traccia è il singolo più popolare dell’album,The Number Of The Beast;canzone conosciuta per il lunghissimo grido acuto di Dickinson. Il pezzo è stato scritto dal bassista Steve Harris ispirato da un sogno fatto dopo aver visto il film La maledizione di Damien e narra la storia di un uomo che vaga in un paesaggio infernale ed apocalittico con persone che svolgono orge e sacrifici satanici. L’uomo,dapprima disgustato, viene poi rapito da questo spettacolo ripugnante e decide di diventarne partecipe.               
Segue la canzone Run To The Hills e parla dell’invasione degli europei nel continente americano (la prima strofa è scritta pensando al punto di vista dei nativi americani,le ultime due tengono conto del pensiero dei soldati europei).                                                                                                                  
Gangland è la settima traccia e descrive le paure che si hanno quando si appartiene a delle gang criminali.  A chiusura dell’album vi è l’angosciante Hallowed Be Thy Name dove un condannato a morte trasmette tutte le sue ansie all’ascoltatore in un crescendo sempre maggiore di tristezza e paura.

FORMAZIONE
Bruce Dickinson (voce)
Dave Murray (chitarra)
Adrian Smith (chitarra)
Steve Harris (basso)
Clive Burr (batteria)

FONTI
L. Signorelli - Metallus. Il grande libro dell'heavy metal - Ed. Giunti
www.wikipedia.it