martedì 20 agosto 2019

REPORTAGE XXV AGGLUTINATION METAL FESTIVAL (17/08/2019)

È estate,tempo di godersi le meritate vacanze dopo un inverno di lavoro (per chi lo ha!) da passare al mare,in montagna,in visita alle grandi città d’arte italiane… ma è anche il tempo di concerti all’aperto sotto il caldo sole estivo.                                                                                        
E anche questo anno,fra una moltitudine di concerti in Italia,non poteva mancare l’Agglutination Metal Festival,il più grande festival dedicato a tutti gli appassionati della musica metal del Meridione giunto ormai alla sua XXV edizione.                                                                                                                                  
Dopo essere giunto da Crotone mi dirigo subito in fila per comprare il biglietto con la speranza di vedere il primo gruppo della giornata,gli Scream Baby Scream,gruppo dalle tematiche horror di cui il sottoscritto ebbe l’onore di vederli già nel 2012,ma – a causa del mio ritardo e per i controlli della sicurezza all’ingresso – sono riuscito a guardare da lontano la band solo mentre eseguivano la performance di Scream Baby Scream ‘Til Death,una delle loro canzoni più conosciute.  È stato un peccato non riuscire a vedere gli Scream Baby Scream dal vivo una seconda volta poiché – ripeto! – ebbi già l’occasione di vederli spaccare dal vivo e il loro sound,molto simile a quello di gruppi come Alien Sex Fiend,Murderdolls e Wednesday 13;è stupefacente eseguito sui palchi: dategli subito un ascolto se non mi credete!                                                                      
Entrato nell’area concerto,inizio subito a farmi un giro fra gli stand a caccia di dischi fermandomi molto allo stand del negozio Detroit Rock City,sito in provincia di Lecce;metal shop fornitissimo di merchandising quali dischi e magliette esclusivamente dedicati alla musica metal. Mentre giro fra gli stand ho occasione di assistere allo show dei The Black,celebre band doom metal italiana guidati dal pittore e cantante Mario DiDonato,che ci immergono in un’atmosfera oscura ed esoterica con ritmiche abbastanza vicine allo stile dei Candlemass. Nonostante la fama,non conoscevo la band prima di ora ma sono rimasto piacevolmente sorpreso dalle qualità vocali di DiDonato e posso affermare senza ombra di dubbio come egli sia un ottimo artista sotto ogni aspetto. Da segnalare anche la parte strumentale della band in cui chitarra,basso e batteria si uniscono insieme per creare un sound cupo e lugubre caratteristico del vero doom metal.                     
Finita la performance,i The Black lasciano spazio ai tunisini Carthagods,band già conosciuta fra il pubblico dell’Agglutination;ospiti che avrebbero dovuto suonare nel 2015 ma che persero l’occasione a causa di problemi ai visti turistici. I Carthagods,nonostante la lieve fama dai loro due album conquistano immediatamente il pubblico dell’Agglutination con il loro progressive-power metal dotato di una tecnica maestosa e di un virtuosismo fuori dal comune facendo conoscere il loro straordinario talento ai metallari italiani che dimostrano di apprezzare la band nordafricana la quale hanno potuto sfruttare questa breve esperienza per far girare il loro nome anche in Europa: che ciò gli possa servire come trampolino di lancio per la loro carriera? Fra gli applausi e le urla di stima del pubblico,i Carthagods lasciano spazio alla Strana Officina,storica band della scena heavy metal italiana.                                                                                                  
Appena finito il soundcheck,la Strana Officina apre subito le danze con Autostrada dei Sogni per poi proseguire con The Wolf Within,Non Sei Normale,Profumo di Puttana e molte altre;esaltando tutto il pubblico dell’Agglutination,onorato di assistere a una band che ha regalato una notevole quantità di onori alla musica metal d’Italia degli anni ’80. Nonostante l’età,Daniele Ancillotti dimostra ancora di essere un talento vocale unico mentre Dario Cappanera incanta tutti con i suoi magnifici assoli di chitarra,riportandoci tutti indietro nel tempo in cui il metal iniziava a prendere piede nel nostro paese.                                                          
Il pubblico ringrazia la Strana Officina,estremamente commossi per aver assistito alla loro performance e si preparano tutti a ricevere i terribili Carpathian Forest,band conosciutissima per aver contribuito allo sviluppo della seconda ondata di black metal insieme a gruppi come Mayhem,Emperor ed Immortal (secondo molte fonti,i Carpathian Forest erano anch’essi legati al famigerato Inner Circle).                                      
Appena sul palco,i Carpathian Forest “congelano” subito il sangue degli spettatori con canzoni quali Morbid Fascination Of Death,Black Shining Leather,Likeim,Sadomasochistic e tante altre,mettendo a nudo tutta la depravata follia della band norvegese. Le chitarre sono marcescenti e ronzanti che supportano la fetida voce di Nattefrost interrotta ogni tanto per suonare la sua armonica. Il pubblico dimostra il suo supporto alla band pogando al ritmo della lezza musica dei Carpathian Forest con Nattefrost che lancia ininterrottamente le bandiere della loro madrepatria in mezzo al pit (rischiando anche di arpionarmi ad un occhio se non avessi avuto i riflessi abbastanza pronti!).                                                                                             
Il gelo e le tenebre dominano così un’ora di concerto per poi “eclissarsi” lasciando spazio al ritmo molto più caldo dei Death Angel una delle più famose band del giro thrash metal americano. Appena Mark Osegueda sale sul palco,il pubblico si raccoglie doverosamente al centro del pit alzando le corna e pogando al ritmo di musica eccitatissimi di assistere alla performance della band californiana diventata di culto nella scena tharsh internazionale. Le canzoni Throne To The Wolves,Humanicide,Father Of Lies e The Dreams Calls Blood  sono eseguite grazie ai meravigliosissimi assoli di Rob Cavestany che sfoggia il suo inarrivabile talento che ha reso fin da sempre particolarmente tecnica la musica dei Death Angel che sul palco dell’Agglutination le hanno azzeccate tutte: sound,scaletta e carisma;nulla di ciò è stato trascurato e anche per questo 17 agosto hanno dimostrato che l’inserimento nella lista dei mostri sacri dell’heavy metal è stato giustamente meritato.                                                                                                                                                
E ormai,dopo la masnada di applausi da parte del pubblico verso i Death Angel tocca ai Napalm Death chiudere la giornata in bellezza.                                                                      
Neanche il tempo per Mark Greenway di salire in stage e il pubblico va subito in delirio pogando sulle note della furia anarchica dei Napalm Death da sempre politicamente impegnati verso il sistema sociale precostituito.  Il pesantissimo basso di Shane Embury e la micidiale batteria di Danny Herrera tengono il tempo alla rabbiosa voce di Greenway che urla tutto il suo odio in canzoni come Scum,You Suffer,Nazi Punks Fuck Off,The Kill e Life? con i fan che continuano in un moshing mortale e senza sosta.                                          
A tarda notte,questa meravigliosa giornata all’insegna del metal giunge purtroppo al suo termine e Gerardo Cafaro sale sul palco per ringraziare il fedele popolo dell’Agglutination che dimostra anche stavolta tutto il suo supporto al miglior festival metal di tutto il sud Italia. Siamo noi che dobbiamo ringraziare te Gerardo,ti siamo estremamente grati per quello che fai ogni anno per regalarci uno spettacolo che senza l’Agglutination non avremmo mai occasione di assistere: grazie ancora Gerardo,appuntamento alla prossima edizione!


sabato 10 agosto 2019

BEHEMOTH - Le trombe degli angeli caduti


Ci troviamo in Polonia,a distanza di pochi anni dal crollo del regime comunista;qui nel 1991,un chitarrista quattordicenne di nome Adam Michał Darski fondò una band black metal dal nome Behemoth che sarebbe diventata di riferimento da tutti i fan del metal estremo dell’Est Europa.                                                                                  
Adam iniziò a far conoscere la sua band adottando lo pseudonimo di Nergal e registrando l’album Endless Damnation primo demo di debutto.                                                                 Nel 1993,i Behemoth registrarono …From The Pagan Vastlands che fece conoscere la musica dei Behemoth nelle cerchie metal della Polonia,una sorta di black metal chiaramente ispirato al sound delle band che scatenarono quel famigerato inferno che fece molto parlare i media norvegesi nei primi anni ’90,dai testi inneggianti alle culture pagane dell’Europa orientale.                                         
Ben presto,il suono del gruppo acquisì peculiarità stilistiche differenti,lasciando emergere un death metal tecnico e brutale caratterizzato da produzioni sempre più moderne. Intanto,attorno alla figura di Nergal iniziarono ad avvicinarsi molti altri musicisti e nel 1995,con il loro primo full-length i Behemoth cominciarono il loro cammino musicale sulla Via della Mano Sinistra diventando una delle band più famose di tutto il metal estremo.



SVENTEVITH,GROM E PANDEMONIC INCANTATIONS: OSCURITÀ,FURIA E INFERNO
I Behemoth,guidati da Nergal e con nuovi musicisti all’interno,decisero che il 1995 era l’anno giusto per fare uscire il loro primo lavoro sotto il marchio di una casa discografica e grazie ad un contratto con la Pagan Records i Behemoth incisero Sventevith (Storming Near The Baltic).                                                                       
L’album è un lavoro che racchiude in sé un mix di oscurità e satanismo con leggeri contorni pagani evocati da gelide chitarre dalle note ultra-distorte e un ritmo di batteria profondo ma violento al tempo stesso. Il disco riscosse immediatamente un enorme successo e i Behemoth parteciparono a un tour che toccò moltissime tappe polacche dove sprigionarono fiamme e tenebre che avvolsero migliaia di spettatori curiosi di assistere alle esibizioni live dei demoni che stavano per scatenare la loro furia da lì in avanti.                                  
Al ritorno a casa,i Behemoth tornarono in studio e nel 1996 uscì Grom,secondo disco della infernale band polacca. Anche questo disco non si distacca dallo stile ispirato al black metal norvegese adottato in Sventevith e gli inni dedicati alle tradizioni folkloristiche della Polonia sono altrettanto evidenti e ben menzionati. Concluso il secondo tour polacco e dopo la pubblicazione dell’EP Bewitching The Pomerania,i Behemoth incrociarono la loro strada nel 1997 con Zbigniew Promiński,all’epoca studente della facoltà di medicina che divenne presto il batterista fisso della band sotto lo pseudonimo di Inferno. La scelta fu significativa: Inferno si rivelò un batterista fenomenale in grado di eseguire riff batteristici violentemente pazzeschi e brutali e sotto questa nuova formazione,i Behemoth pubblicarono nello stesso anno Pandemonic Incantations,ultimo album in cui sono visibili gli ossequi indotti alle atmosfere sataniche e pagane. Da qui in avanti,i Behemoth si distaccarono completamente dal genere adottato in principio e nel 1999 pubblicarono Satanica,disco che li portò fuori dall’universo underground e li fece divenire una delle band più apprezzate al livello mondiale.                                                                                                                                L’Inferno,con un’esplosione apocalittica,aveva liberato tre demoni decisi a scatenare tutta la loro micidiale furia su tutta la Terra!
SATANICA,THELEMA.6,ZOS KIA CULTUS E DEMIGOD: IL CAMBIO DI STILE E LA DEVOZIONE ALLA KABBALAH

Nel 1999 avvenne la prima svolta importante,con le influenze death metal che iniziarono ad avere un peso decisivo nelle composizioni dei Behemoth: il 1999 fu l’anno in cui uscì Satanica il nuovo lavoro che portò la band black-death metal polacca ad uscire dai meandri dell’universo underground e divenire affermatissima sui panorami mondiali della musica metal.                                                                                                                                  Satanica fu l’album che introdusse nella musica dei Behemoth degli arrangiamenti più complessi molto vicini al death metal dei Morbid Angel di Trey Azagthoth. Canzoni come Decade Of Therion,Ceremony Of Shiva e Chant For Eschaton 2000 lasciano inoltre intendere l’abbandono da parte dei Behemoth verso le liriche sataniche e pagane,e un interessamento verso temi orientati all’occultismo,al “thelema” ed alla kabbalah.                                                                                                                                   Satanica portò i Behemoth ad imbarcarsi per un tour mondiale per la sua promozione e la fama del trio polacco crebbe vertiginosamente in poco tempo riusciendo a diventare vere e proprie star del metal estremo al livello internazionale il cui nome divenne obbligatoriamente inserito quasi sempre nei festival dedicati alla musica heavy metal.                                                                                                                                     
Di ritorno dal tour,i Behemoth non riposarono sugli allori e nel 2000 uscì Thelema.6 l’assoluto capolavoro dei Behemoth che confermò il nuovo sound adottato su Satanica: le chitarre sono autentiche rasoiate omicide,Inferno sfoga tutta la sua furia sulla sua batteria che mostra una tenace resistenza alle potenti martellate dell’esecutore mentre la voce di Nergal canta con un growl di una rabbia demoniaca mai vista,in canzoni come Antichristans Phenomenon,Christians To The Lions e VINVM SABBATI.                                                          
Anche Thelema.6,come menzionato prima,si rivelò un grande successo e i Behemoth tornarono sui palchi di tutto il globo travolgendo i loro fan con la loro ira devastante.                                                                                                                        
Il 2002 fu l’anno in cui vide luce Zos Kia Cultus (Here And Beyond),VI disco che non tradisce di una sola nota il suo predecessore confermando le enormi e diaboliche capacità musicali dei Behemoth con i testi nuovamente inneggianti alla dottrina di Aleister Crowley in canzoni del calibro di Horns Of Baphomet (in cui alla fine della traccia si può sentire proprio la voce di Crowley),Here And Beyond (Titanic Turn Of Time),As Above So Below e Zos Kia Cultus.                                                                                                                                       È un nuovo straordinario successo,il disco,e il sound titanico dei Behemoth devastò ancora le platee di tutti i continenti.                                                                                                                                 
Il tour si rivelò lunghissimo,ma la furia ciclonica dei Behemoth era ben lontana dall’essere  rimpiazzata dalla stanchezza: e,infatti,eccoli di ritorno nel 2004 dal mondo occulto con l’esoterico Demigod,nuovo e VII capolavoro dei polacchi.                                         
In Demigod,i Behemoth si aprirono a tipologie di produzione più moderne che resero il lavoro batteristico di Inferno e il ruggito demoniaco di Nergal ancor più devastanti e ferali. Le elaborate sinfonie di Zos Kia Cultus vengono leggermente snellite senza perdere epicità;esemplari sono i pezzi quali Sculpting The Throne Of Seth,Demigod,Conquer All e XUL (in cui fu di ottimo contributo la partecipazione di Karl Sanders dei Nile in un assolo di chitarra) che identificano il genere come un death metal brutale,veloce e tecnico,arricchito da scale che rimandano a sonorità orientali trattando di temi come la trascendenza,il misticismo e l’arcano. Demigod fu l’album più completo dei Behemoth in cui l’estro musicale della band toccò l’apice: mai più i Behemoth raggiungeranno vette del genere!                                                                        
Si concluse così un cerchio che ha portato la fama dei Behemoth sulla bocca dei metallari di tutte le nazioni: la band era ormai riuscita ad affermarsi fra le cerchie mainstream del metal e nel 2007 registrarono The Apostasy dove la ferocia dei Behemoth raggiunse nuove vette di malvagità.


THE APOSTASY ED EVANGELION: LA STRADA VERSO SOPHIA
Nel 2007,i Behemoth tornarono sotto le luci della ribalta con il nuovo lavoro The Apostasy,disco composto da nuovi traguardi musicali: il sound feroce del black-death metal dei Behemoth è interrotto da escuzioni di pianoforte e strumenti a fiato e,a detta di Nergal,questa fatica costituì il loro lavoro più brutale,estremo e blasfemo per quanto riguarda i testi e gli arrangiamenti musicali in canzoni come At The Left Hand Of God, Inner Sanctum e Pazuzu. Finite le registrazioni,i Behemoth partirono per il tour di promozione fermandosi per registrare il live At The Arena Ov Aion – Live Ezkaton nel 2008 dove i Behemoth riproposero i loro migliori successi in studio. Ritornati in Polonia,i Behemoth decisero che i tempi erano maturi per un nuovo salto di qualità pubblicando conseguentemente Evangelion,disco dotato di un sound esplosivo,dai primi terribili rintocchi di Daimonos fino alla sepolcrale Lucifer. Anche in questo caso,le performance dei musicisti valgono l’acquisto del disco: la voce di Nergal è terrificante,mentre l’esecuzione di Inferno dietro le pelli è travolgente e tempestosa carica di una furia mai vista nel mondo musicale.                                                                
Grazie a questo lavoro,i Behemoth raggiunsero nuove vette di popolarità spostando il centro del movimento black metal dalla Norvegia verso l’est Europa affermandosi ufficialmente fra i ranghi dei mostri sacri del metal. Concluso il tour,i Behemoth si presero una lunga pausa fino al 2014,uscendo dall’Inferno con il nuovo The Satanist decimo disco di successo del gruppo.
THE SATANIST,I LOVE AT YOUR DARKEST ED ULTIMI ANNI
Dopo una pausa durata cinque anni,i Behemoth tornarono a seminare il terrore nel 2014 con The Satanist, disco che fu inserito fra i 20 migliori dischi dell’anno dalla rivista Rolling Stone,risultato notevole per una band che compone un genere estremo. Il disco fu seguito da un intensissimo tour lungo i 5 continenti e di conseguenza da una nuova pausa protrattasi fino al 2018,quando tornarono con I Loved You At Your Darkest. In questo momento,i Behemoth sono alle prese con un nuovo tour mondiale riuscendo a mantenere salda la loro celebrità raggiunta dopo un viaggio attraverso le Tenebre della Conoscenza riuscendo a spostare l’attenzione per  la musica metal estrema verso l’Europa dell’est che potrebbe essere considerata come terreno fertile per la nascita di una nuova corrente dell’heavy metal.


DISCOGRAFIA
Svenetevith (Storming Near The Baltic) - 1995
Grom - 1996
Pandemonic Incantations - 1997
Satanica - 1999
Thelema.6 - 2000
Zos Kia Cultus (Here And Beyond) - 2002
Demigod - 2004
The Apostasy - 2007
Evangelion - 2009
The Satanist - 2014
I Loved At Your Darkest - 2018

LINE UP
Nergal,voce e chitarra
Seth,chitarra ritmica
Orion,basso
Inferno,batteria

FONTI
G. Della Cioppa - Heavy metal. I contemporanei - Ed. Giunti
www.wikipedia.it



giovedì 25 luglio 2019

HANDFUL OF HATE - Odio,violenza ed oscenità


Ci troviamo a Lucca,una delle città più belle e solari della Toscana. Ed in una città così ridente nessuno avrebbe mai immaginato che nel 1993 sarebbe venuta fuori una delle band più aggressive e ultraviolente di tutta la storia del metal italiano,gli Handful Of Hate;gruppo che propone un black metal estremo,diabolico e micidiale come solo in pochi si trovano in giro.                                                                                                                                         
Gli Handful Of Hate furono fondati da Nicola Bianchi e,nonostante avesse le idee chiare fin dall’inizio,si trovò inizialmente con numerosissime difficoltà non riuscendo a trovare membri che potessero assicurargli una permanenza sufficientemente fissa all’interno della band. Quando la line-up riuscì finalmente a raggiungere una certa stabilità,gli Handful Of Hate pubblicarono Goetia Summa nel 1995,primo demo sprigionante un black metal brutale,dalle chitarre estremamente distorte ed una batteria ossessivamente martellante. Nello stesso anno,gli Handful Of Hate iniziarono le loro prime esibizioni live nel nord Italia e nel 1997,sotto commissione dell’etichetta discografica Northern Darkness Records la band pubblicò Qliphothic Supremacy,primo album ufficiale che darà il principio di una storia e di un successo che porterà alla generazione di una musica creata unicamente dai dannati per i dannati.
 QLIPHOTHIC SUPREMACY E HIERARCHY 1999: UNA DISCESA VERSO IL BARATRO DELLA FOLLIA

E così,grazie al contratto con la Northern Darkness Records,nel 1997 gli Handful Of Hate pubblicarono Qliphothic Supremacy,primo full-length della band in cui si sente un black metal dotato di una furia portata ai limiti dell’estremo,una miscela di oscenità e violenza sfogate attraverso “sguainate” di chitarra e le urla disgraziate di Nicola Bianchi. Grazie a canzoni come Reborn From The Ashes,Prophecy Of A New Assiah’s Supremacy e Undicies Ah-Qliphah,l’album divenne subito un grande successo e gli Handful Of Hate iniziarono i primi veri tour richiamando moltissimi fan del black metal,felici di pogare al ritmo dell’inferno sonoro creato dalla band.                                                                                                                                          Col ritorno a Lucca,gli Handful Of Hate tornarono in sala di registrazione e nel 1999 pubblicarono Hierarchy 1999,album che si differenzia notevolmente da Qliphothic Supremacy ma che comunque mantiene tutta la brutalità del suo predecessore. L’album divenne apprezzato soprattutto per pezzi come The XI Wings Of Death,Fleshcrawling Blasphemy e Scars Of Damnation e il nome degli Handful Of Hate tornò ad essere proposto ai live in Italia. Ritornati dal loro secondo tour gli Handful Of Hate registrarono un EP,anticipo di Vicecrown,III album di studio della band.

VICECROWN,GRUESOME SPLENDOUR  E YOU WILL BLEED: I DANNATI CONTINUANO AD URLARE
Dopo la pubblicazione dell’EP Death From Above nel 2001,gli Handful Of Hate tornarono sotto contratto pubblicando Vicecrown,divenuto molto conosciuto grazie a pezzi come Beating Violence,Risen To Abuse e Hierarch In Lust che evidenziano tutta la bestialità del disco.                                                                                                   
Il disco fu seguito da un nuovo tour e successivamente da altri due EP,per poi tornare con Gruesome Splendour nel 2006,nuovo disco pubblicato sotto consenso della casa discografica. È in questo disco che gli Handful Of Hate effondarono tutta la loro efferatezza con la belluina Livid (divenuta immancabile a tutti i loro concerti) e Grotesque In Pleasure,Rotten In Vice la cui fama iniziava a crescere anche oltralpe.                      
Anche questo disco diede seguito ad un intenso tour dove la musica “spacca-ossa” degli Handful Of Hate investiva con un’enorme ondata di violenza i fan giunti da ogni parte d’Italia.                                                             
Concluso il tour gli Handful Of Hate ritornarono nel 2009 con You Will Bleed,quinto successo in studio che dimostrò come gli Handful Of Hate riuscissero a comporre musica ancora con lo stesso spirito marcescente anche dopo quattro album di fila.                            Da qui in avanti,il nome mefistofelico degli Handful Of Hate diverrà estremamente popolare fra le schiere di fan del black metal italiane ed europee e nel 2013 tornarono fuori dalla sala prove con To Perdition,VI full-length.
TO PERDITION,ADVERSUS E ULTIMI ANNI
Ormai divenuti un gruppo di culto nell’ambiente black metal gli Handful Of Hate si diedero nuovamente da fare e,dopo un breve periodo di pausa,tornarono nel 2013 con To Perdition,album che ripropone il loro black metal d’artiglieria che tortura follemente chiunque presti il minimo ascolto.                                                                       
Il disco,una volta pubblicato fu seguito da un tour che toccò molte tappe d’Italia compreso il sud (si ricorda il concerto dove furono ospiti da headliner al Calabrian Metal Inferno di Catanzaro nel 2014).                                             
Finito il tour di To Perdition,gli Handful Of Hate prestarono circa sei anni di silenzio fino alla primavera del 2019 quando tornarono sotto lo sguardo dei demoni infernali con il nuovo successo in studio,Adversus.  Attualmente,gli Handful Of Hate sono sui palchi metal d’Italia per la promozione del loro VII lavoro decisi più che mai a seguire il loro insano cammino e a raccogliere a sé nuove schiere di anime per incatenarle nella perdizione eterna fra innumerevoli depravazioni ed oscenità di ogni tipo.
LA PAROLA A NICOLA BIANCHI
Hail satan Nicola! Benvenuto nel Sabba Maledetto Metal Circle. Grazie per il tempo che ci hai concesso. Prima di tutto,come è nato il progetto degli Handful Of Hate? Riuscisti ad avere immediatamente la strada spianata o trovasti qualche difficoltà?
Ciao e grazie a te per lo spazio che ci dai. Gli Handful Of Hate nacquero ufficialmente nel 1993 in autunno dopo che riuscii a chiudere la line up trovando un bassista. All’epoca trovare musicisti era molto difficile. Nacquero dalle ceneri dei Dust Of Darkness,band che mescolava black metal al dark ma rimase solo a livello nominale,eccetto un pezzo che scrivemmo Cure For Something Good.                                                                              
La strada non fu spianata e fu difficilissima sin da subito. Basti dire che nell’estate 1994 morì il nostro bassista Ugo Pandolfini. Da li accelerammo per riuscire a registrare il demo Goetia Summa che uscì nel 1995. Seguirono svariati cambi di line-up,casini enormi che si susseguivano regolarmente ma,se oggi sono ancora qua a raccontarvela,è stato per la tenacia e la coerenza che ho mostrato in questi 26 anni di storia senza mai arrendermi. Quando smetterò sarà per mia scelta.

Gli Handful Of Hate propongono un black metal di una violenza senza compromessi: è chiara l'influenza dei Marduk! Quali sono le altre band che influenzano la musica della band? E perché proprio loro?
Sin dall’inizio ci siamo ispirati ad un mix tra il black di origine svedese Bathory,primi due lavori dei Marduk,ma anche band proveniente dall'altra parte del mondo: Blasphemy e primi Morbid Angel. Per noi il connubio tra il black efferato ed il death metal più oscuro era la forma ideale di musica.

E i temi? Sembrano molto incentrati sulle oscenità e sulle depravazioni,quasi come nel brutal death metal. Perché vi siete distaccati dai temi classici del black metal come satanismo,oscurità ed anticristianesimo?
A differenza del Brutal o Grind,la nostra perversione è molto mentale ed estetica e non tocca il gore o lo splatter dal gusto medico. Le classiche tematiche Black le ho sempre reputate riduttive e puerili,almeno nei modi che le ho visto perpretare dalla maggior parte delle band. Stare ad urlare “Satan! Satan!” o inneggiare al ghiaccio ed alle foreste,beh,mi fa sorridere. Affrontiamo l’uomo,la mente,il Pensiero. Facciamo di certe tematiche un repertorio più “alto” e meno banale.

Esordiste con Qliphothic Supremacy nel 1997 diventando uni dei gruppi più significativi del black metal italiano. Riusciste a farvi notare fin da subito dalla Northern Darkness Records? Come avvenne l’esordio di preciso? Racconta
Ai tempi dopo aver stampato il demo Goetia Summa ed averne dati  in giro veramente tante copie partecipammo prima ad una compilation tape “Eternal Rest” curata da uno dei due soci della Northern Darkness Records con un pezzo inedito Undecies Ah-Qliphah e da li il passo fu breve. Erano altri tempi, ricordo che la prima stampa di un cd era 1500/1600 copie,cosa adesso impensabile. Bastava un po’ di impegno e costanza e vendevi,spargendo copie in giro per l’Europa ed il mondo con molta facilità. Uscì l’album nel 1997 e da li un po’ di live in giro. Sarebbe bastato un po’ più di impegno da parte dell’unico socio rimasto nell’etichetta per promuovere ed evadere tutte le richieste di questo album e del successivo ed avremmo fatto ottimi numeri. Ora il primo album è stato ristampato su cd,il secondo Hierarchy 1999 è sold out da almeno 2 anni... Ci stanno arrivando proposte per ristampare entrambi su vinile... vedremo.

Da quanto tempo suoni la chitarra? Come hai iniziato? Come e quando hai iniziato ad ascoltare metal? Quali sono i musicisti che ti hanno fatto venire la passione per questa musica e - conseguentemente - la voglia di suonare?
Ho iniziato a suonare chitarra classica a 10 anni circa. Poi il conservatorio. A 14 anni (prima liceo) mi era presa bene per le copertine con tutti quei mostri e simboli della band metal (Eddie degli Iron Maiden,per esempio). Iniziai con The Number Of The Beast,poi AC/DC Back in Black... dopo poco ero già a Sepultura,Obituary,Morbid Angel,Bathory e così via... Non ho un chitarrista in particolare che mi ha ispirato. Ne stimo molti,ma è la musica che mi trascina più di ogni altra cosa.

E la devozione per il black metal come è nata? Cosa rappresenta il black metal per te?
Dall’inizio fino a qualche anno fa era una filosofia di vita. Adesso ti accorgi che,dopo tanti anni,un certo genere musicale ti entra dentro e diventa una parte di te. Un modo di pensare,di vivere,di costruire la tua vita. Non senti più la necessità di “apparire” perché lo sei dentro. Riguardo la nascita io ho rincorso e subito il fascino dei generi estremi. Sempre di più,sempre oltre.... ed il black metal per me era il più completo ed estremo di tutti all’epoca.

Parliamo un po’ di Adversus,il vostro nuovo full length pubblicato nella primavera di questo anno. Su cosa sono incentrate le tematiche? Qual è il tema principale dell’album? Sei pienamente soddisfatto o ci sono delle parti che vorresti fare qualche ritocchino? Ritieni che la risposta del pubblico sia stato abbastanza positiva nei confronti di questo nuovo sforzo?
Adversus è uscito lo scorso 10 maggio;al momento tutte le persone che lo hanno ascoltato,sia amici sia nuovi supporters,sono rimasti entusiasti. L’album ha avuto una gestazione lunghissima dovuta a mille problemi ma alla fine ci siamo riusciti. E' indubbio e normale che riascoltando i tuoi lavori faresti sempre qualche piccolo ritocco. In questo caso,rispetto ai dischi precedenti,ritoccherei veramente poco.                     
Il concept dell’artwork è basato sulla rivisitazione del “Book Of Kells” un testo agiografico altomedievale. Nella band ci sono due storici del Medioevo: io ed Andrea. Ho sempre dato un tocco di storia nei miei testi ed anche nei miei artworks. Questa volta il contributo è stato preponderante. Le tematiche sono quelle da anni affronto anche se negli ultimi 3 album è aumentato l’interesse verso l’iconografia,il martirio,la penitenza escatologica e la tortura.

Come giudichi l’accoglienza della musica degli Handful Of Hate in Italia? Ed all’estero? Dove ritieni che gli Handful Of Hate siano maggiormente apprezzati?
All’estero,facendo fatica a farci conoscere,anche perché non abbiamo una continuità costante di tour e date di supporto alle releases,dobbiamo ogni volta conquistarci il pubblico cercando di impressionare e fare la differenza. Ci sono paesi dove siamo un poco più conosciuti quali Spagna,Nord della Francia,Grecia e qualche altra regione tra Germania,Rep. Ceca etc. E' indubbio che il grosso del pubblico sia in Italia.

Voi siete di Lucca se non sbaglio... ritieni che la scena metal a Lucca permetta possibili nascite di band che abbiano voglia di suonare questo genere?
Io sono di Lucca ed Andrea (Chitarra) di Pietrasanta (prov. di Lucca). Qua in giro io non vedo una scena metal e neppure molti musicisti. Forse sono io poco informato ma la mia città è sempre stata piuttosto povera di bands estreme ed ora ancor di più.

Sembra che oggi i giovani metallari non supportino più il metal con la giusta devozione come accadeva tanti anni fa. Perché,secondo te? Cosa è cambiato rispetto al passato?
Conseguenza del mondo social? Sinceramente non saprei. Io ho sempre seguito la musica. I proclami,le chiacchiere e molte dichiarazioni pseudo acculturate (imbarazzantissime) nel Black Metal le ho ignorate. Forse è anche per questo che la mia band non è mai stata inserita a pieno nel genere o ha sempre fatto vita a se?

Perfetto Nicola abbiamo finito. Ti ringraziamo per la tua disponibilità . Fai un saluto allo staff del Sabba Maledetto Metal Circle.
Grazie a tutti per lo spazio e la chiacchierata. Invito chiunque a venirci a vedere live. Questo è il modo migliore per supportare una band.

LINE-UP
Nicola Bianchi,chitarra e voce
Andrea Toto,chitarra
Luca Buti,basso

Aeternus,batteria

DISCOGRAFIA
Qliphothic Supremacy,1997
Hierarchy 1999,1999
Vicecrown,2003
Gruesome Splendour,2006
You Will Bleed,2009
To Perdition,2013
Adversus,2019

FONTI


martedì 23 luglio 2019

I MIGLIORI DISCHI HEAVY METAL - STORMLORD At The Gates Of Utopia

In attesa della prossima band da recensire,pubblichiamo un nuovo articolo su un altro dei dischi che ha significato molto per me durante la mia carriera da metallaro: oggi,recensiremo At The Gates Of Utopia degli Stormlord,una delle migliori band del nostro paese.   
At The Gates Of Utopia,secondo album di studio degli Stormlord,fu pubblicato il 23 novembre 2001 e presenta tutte le qualità ed i canoni che ne fanno il migliore di tutta la carriera della band capitolina: il disco è un concentrato di enorme eterogeneità musicale con alternanza di ritmiche laceranti di chiara influenza black/death metal e soavi e melodici suoni classici che richiamano ad atmosfere epiche ed ascetiche che differenzia tutta l’essenza dell’album. Pierangelo Giglioni s’impegna con enormi sferzate di chitarra che “avversano” le morbide note della tastiera di Simone Scazzocchio fondendo la gelida rabbia del metal estremo con i suoni epocali della musica classica in maniera incredibilmente azzeccata. In contemporanea a questo “duello” fra la meschinità chitarristica e la virtuosità delle tastiere,la batteria di David Folchitto martella a ritmi disumani tenendo il tempo con uno stile folle ma adeguatamente controllato  evitando anche il minimo errore,mentre Francesco Bucci accompagna il tutto con il suo basso dal sound cupo e profondo. Per finire,come ciliegina sulla torta,abbiamo la voce di Cristiano Borchi che con un’alternanza fra epiche voci angeliche,scream che straziano l’aria e growl ruggenti dà prova della sua abilità vocale dimostrando un geniale talento nel cantare in ogni stile esistente senza mai una pausa per riprendere fiato.                     
At The Gates Of Utopia è l’autentico ed indiscutibile capolavoro degli Stormlord: mai più la voce di Cristiano toccherà vette del genere,la chitarra e la tastiera non saranno mai più coordinate come in questo album… At The Gates Of Utopia è l’album che racchiude in sé la vera essenza della musica della band di Roma,tutta la sostanza che rappresenta lo stile degli Stormlord: da ascoltare assolutamente! 


LE CANZONI
L’album si compone di nove tracce,tutte quante suggestive in grado di trasportare l’ascoltatore in atmosfere intrise di misticismo ed eroismo attraverso l’epicureo e singolare black/death metal melodico degli Stormlord.                                                                                                                                                      
Il disco si apre con Under The Samnities’ Spears,la canzone che rivendica le gloriose stirpi dei Sanniti,l’antico popolo abitante l’Italia centrale che riuscì ad imporre una tenace resistenza alla belligerante occupazione da parte dei Romani (si dice che i Sanniti si piegarono alla volontà di Roma dopo ben tre guerre sanguinarie).                                                                                                                                                  
Si prosegue con I Am Legend,canzone che tratta le vicende narrate nel romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda,dove il protagonista Robert Neville si trova costretto a combattere contro esseri umani tramutati in vampiri da un batterio in un mondo dove i pochi sopravvissuti al killer biologico lo hanno abbandonato al suo destino. La canzone colpisce subito con i violenti e sinistri riff di chitarra che accompagnano un video dove si vedono zombie che lacerano e mangiano i corpi di varie vittime umane non ancora tramutate in morti viventi da una “singolare” epidemia infettante al livello globale.                                                                              
La terza traccia inizia con una strofa cantata da Francesco Bucci in uno stile usato sui palchi di un teatro dell’opera per poi lasciare spazio alle spaventose urla di Cristiano e,fra le evocative sinfonie e le violente rullate batteristiche,abbiamo Xanadu (A Vision In a Dream) descrivente l’omonima città costruita dall’imperatore mongolo Kubla Khan;a cui è dedicato il poemetto incompiuto scritto da Samuel Taylor Coleridge sotto effetto dell’oppio dimostrando come il potere dell’immaginazione è in grado di dare vita a mondi e spazi incommensurabili oltre il reale.                                                                                                                       
Si prosegue con …And Winter Was in cui si racconta il celebre mito del ratto di Persefone da parte del dio Ade per farne la sua sposa e di conseguenza,Demetra – madre di Persefone – scatena la sua collera sul mondo dei mortali con un lungo e gelido inverno che abbatte le coltivazioni e i prodotti della madre Terra. Vi è un momento di “stacco” con il pezzo strumentale At The Gates Of Utopia per poi tornare all’assalto con The Curse Of Medusa,canzone che fra un’alternanza ritmica talmente coordinata da lasciare senza fiato è scritta in onore del Gorgone,famigerato demone con i serpenti al posto dei capelli della mitologia ellenica che aveva il potere di tramutare in pietra chiunque la guardasse.                                                                                            
The Burning Hope,la settima traccia dell’album,racconta invece del celebre Prometeo,eroe che rubò il fuoco (simbolo del progresso) agli dei per darlo agli uomini e perciò Zeus lo incatenò per poi gettarlo nel Tartaro come punizione per questo suo affronto.                                                                                                                                     Siamo quasi all’epilogo di questo concentrato di mitologia mediterranea;a questo punto arriviamo a parlare di A Sight Inward,canzone che racconta la storia di Euridice,la ninfa moglie di Orfeo rimasta uccisa dal morso di un serpente e che Orfeo,disperato,andò a riprendersela dal regno dei morti per poi perderla per sempre in quanto non seguì il consiglio di Ade e Persefone di non guardarla prima di essere usciti fuori l’oltretomba. A conclusione di questo immenso capolavoro vi è la prodigiosa The Secrets Of The Earth che spegne la magia di uno degli album più virtuosi della storia del metal partorito dall’unione di vari generi estremi,creando una sola musicalità grazie all’inarrivabile fantasia e formidabile estro artistico degli Stormlord.

LINE UP
Cristiano Borchi,voce
Pierangelo Giglioni,chitarra
Francesco Bucci,basso
David Folchitto,batteria
Simone Scazzocchio,tastiere

FONTI